World Tatto Day: c'è un pregiudizio nei confronti delle donne tatuate?
Le persone tatuate sono meno intelligenti e affidabili rispetto a quelle non tatuate. Le donne tatuate, poi, sono anche più inclini ad attaccarsi alla bottiglia e ad avere comportamenti promiscui. Assurdità? Sì, ma a quanto pare condivise, ancora oggi, da moltissime persone. In occasione del World Tattoo Day, noi di Unyli abbiamo deciso di scoprire cosa significa e cosa implica decidere di tatuare il proprio corpo. Specialmente per una donna.
Sono sempre di più le persone che decidono di tatuare il proprio corpo. Secondo un sondaggio condotto da The Harris Poll, società americana di analisi e ricerche di mercato, nel 2015 addirittura metà (il 47%) dei millennials aveva un tatuaggio, contro il 36% della Generazione X e il 13% della generazione precedente, quella dei cosiddetti baby boomers. Ma nel giro di pochissimi anni questi numeri erano già aumentati: nel 2018, secondo i dati raccolti dalla società tedesca Dalia Research, il 46% degli americani, il 47% degli svedesi e addirittura il 48% degli italiani aveva uno (o più) tatuaggi. Quindi, se metà della popolazione sfoggia almeno una rondine old school o un tribale (gli anni Novanta hanno indelebilmente — lo si può ben dire — segnato moltissime persone) il pregiudizio nei confronti delle persone tatuate sarà scomparso, no? No.
Aumenta il numero di tatuaggi e il numero di persone tatuate, e a tutti i livelli della "scala sociale". Fino alla prima metà del secolo scorso i tatuaggi erano percepiti come marchio di fabbrica di galeotti, criminali e prostitute per diventare poi, con gli anni Settanta e Ottanta, il segno distintivo di sottoculture e controculture, come quella punk. Quadruplicati come diffusione negli anni Novanta, e in crescente ed esponenziale crescita, i tatuaggi ricoprono oggi la pelle di sportivi, attori, professionisti e politici, e sono diventati decisamente mainstream. Ma il pregiudizio nei loro confronti non sembra diminuire di pari passo.
Secondo uno studio delle ricercatrici Broussard e Harton, pubblicato sul Journal of Social Psychology nel 2017 (dal significativo titolo "Tattoo or Taboo?"), le persone tendono a formulare più giudizi negativi nei confronti di chi è tatuato rispetto a quanto non facciano nei confronti di chi non è tatuato. Osservando fotografie di persone non tatuate (e delle stesse persone a cui erano stati rimossi digitalmente i tatuaggi), i partecipanti allo studio hanno attribuito delle caratteristiche alle donne e agli uomini ritratti: coloro che avevano uno o più tatuaggi venivano considerati meno affidabili, meno intelligenti, più inclini ad abitudini e comportamenti devianti rispetto a loro stessi in versione non tatuata. E le considerazioni più interessanti riguardano le donne tatuate.
Come avviene anche in molti altri ambiti, le donne sono più facilmente oggetto di giudizi, opinioni non richieste, inferenze e ingerenze rispetto agli uomini. E questo vale anche per i tatuaggi. Se dallo studio di Broussard e Harton emergeva, come nota positiva, la percezione delle donne tatuate come più forti e indipendenti rispetto a quelle non tatuate (percezione, tra l'altro, emersa solo tra i millennials e non tra i partecipanti più agée), altre ricerche ci descrivono le donne tatuate come meno attraenti, meno desiderabili e più portate alla promiscuità (caratteristica ovviamente ritenuta negativa). Come per esempio quello condotto da Hawkes nel 2004: il giudizio nei confronti delle donne tatuate si fa via via più tranchant quando emesso da persone non tatuate, da uomini anziché da donne e da uomini con una mentalità più conservatrice e più incline alle "regole" di genere. Altri due esperimenti sociali (poi basta, davvero, con le citazioni accademiche!) condotti da Swami nel 2007 e a Guéguen nel 2013, hanno dimostrato come le donne tatuate siano viste come più inclini all'uso e all'abuso di alcol e droghe e come più disponibili sessualmente. E con l'aumentare della superficie corporea coperta da inchiostro, aumentano le inferenze in tal senso.
E le donne, abituate a essere giudicate da emeriti sconosciuti per il proprio corpo in ogni sua manifestazione (dalla forma, alla prestanza, all'abbigliamento, alla capigliatura, ...), sentono il giudizio anche nei confronti dei propri tatuaggi (15% delle donne tatuate, contro il 9,5% degli uomini) e sono statisticamente più inclini a scegliere tatuaggi piccoli o che possono essere facilmente nascosti dagli abiti o a decidere di ricorrere alla rimozione dei propri tatuaggi ritenuti (dagli altri) inopportuni o non più desiderabili. Al tempo stesso sono in crescente aumento le donne che decidono di tatuarsi, tanto che più della metà delle persone che scelgono oggi di tatuarsi sono proprio donne. Si tratta di ingenue sprovvedute convinte che nessuno le giudicherà per il loro aspetto ma solo per la loro intelligenza, professionalità o carattere? Tutt'altro. Accanto alle donne che decidono di tatuarsi per ragioni "ornamentali" (l'unica ragione ammessa dal patriarcato: una rosellina sulla caviglia rientra alla perfezione nell'idea "classica" di femminilità e non spaventa nessuno) sono sempre più le donne che attribuiscono al tatuaggio un ruolo fortemente simbolico, e decidono di tatuarsi per questo, utilizzando la propria pelle come "manifesto" della propria personalità. Perfettamente consapevoli che saranno giudicate (anche) per l’inchiostro sulla propria pelle, decidono di fregarsene e seguire unicamente il proprio gusto oppure di trasformare il proprio tatuaggio in un messaggio esplicito: non a caso sono in aumento le richieste per tatuaggi “femministi”, con simboli, frasi e citazioni che mettono nero su bianco il pensiero della donna che li indossa
Che si tratti di un “we all should be feminist”, di un vezzoso cuoricino o di un teschio goth, il tatuaggio è una forma di espressione particolarmente forte e incisiva veicolata attraverso il corpo, e sicuramente di questi tempi è un piccolo (o grande, a seconda del soggetto scelto e della superficie di pelle ricoperta) atto di coraggio. E di riappropriazione del proprio corpo. Se il corpo femminile (non solo, ma in particolare) continua a essere oggetto di giudizio e parametro per misurare il valore della donna che lo abita, ecco che decidere di tatuarlo assume una valenza ben più che decorativa.
Per noi di Unyli, che crediamo che tutte le donne debbano sentirsi libere di essere loro stesse e di stare bene nel loro corpo, il tatuaggio è solo una delle possibilità attraverso le quali esprimersi ed essere a proprio agio nella propria pelle, e come tutte le altre scelte relative al corpo merita solo di non essere giudicata e di essere rispettata. Per questo, tatuate o no, invitiamo tutte a indossare orgogliosamente il proprio corpo e ad ascoltare il parere dell’unica persona a cui devono davvero rendere conto: loro stesse. Noi, se avete bisogno, restiamo a disposizione per darvi un parere sulla lingerie che meglio si abbina ai vostri tatuaggi!